ANTRO. Creatività
CREATIVITA' CULTURALE
La creatività culturale è la possibilità di produrre qualcosa di nuovo o di dare un senso diverso a oggetti, abitudini, comportamenti, modelli culturali a disposizione.
Nelle feste i partecipanti hanno esperienza della dimensione comunitaria, definita da Victor Turner" communitas".
I partecipanti infatti si sentono coinvolti in un processo collettivo dove le differenze tra individui si annullano così sperimentano un senso di libertà d'azione e d'espressione. Un esempio è il carnevale, che rappresenta una rottura delle norme sociali.
L'arte, le arti e l'espressione estetica
La creatività umana si sviluppa principalmente nell'arte. Il concetto di arte però rimanda a diverse idee riguardanti l'artista, il suo prodotto, il valore economico e la sua finalità.
• Le arti visive comprendono le arti plastiche e quelle grafiche, quindi la scultura, la ceramica, la pittura e il disegno ma anche la danza, il teatro e il cinema;
• Le arti non visive comprendono la poesia, la musica e il canto, perché il suono prevale sull'aspetto visivo.
In tutte le culture ci sono modi di accostare colori, forme, parole, suoni, movimenti del corpo che provocano nelle persone uno stato percettivo, che fa suscitare reazioni e stati d'animo diversi da quelli inerenti a immagini, comportamenti e parole della vita quotidiana. Esprimersi esteticamente, espressione utilizzata per definire T'arte, vuol dire anche percepire esteticamente. Affinché ci sia una percezione estetica è necessario che venga prodotto qualcosa capace di suscitare questo tipo di percezione. Ad esempio se si osserva un'automobile possiamo dedurre di aver incontrato quel tipo di auto molte altre volte ma se ci si concentra e la si osserva farà suscitare una
percezione estetica.
Il fatto che ci siano diverse valutazioni estetiche di un oggetto all'interno della stessa cultura significa che il senso estetico è un fatto soggettivo ma anche collettivo.
L'espressione estetica è un dato universale, poiché anche se non tutte le società praticano quelle che un'altra società definisce le arti, tutte producono un qualcosa che genera sensazioni di tipo estetico.
Non tutte le culture sviluppano allo stesso modo quelle che noi definiamo "arti" e questa idea è rappresentata dall'espressione "arte africana", tramite la quale si intende una serie di attività estetiche sviluppate dalle popolazioni a sud del Sahara. Quest'arte si concentra su arti plastiche, come la scultura.
L'antropologo britannico Robin Horton ha studiato le scultura dei Kalabri della Nigeria e sostiene che questi considerano le proprie sculture come dimore degli spiriti. Le sculture dei Kalabri si definiscono o buone o cattive a seconda che sia o no in grado di attirare uno spirito. Di conseguenza le qualità visive che la scultura manifesta devono risultare adatte a tale scopo.
Il criterio estetico applicato è diverso per ogni cultura e società, ad esempio per i Kalabri 'apprezzamento estetico non esiste in relazione alle sculture, ma viene applicato alla danza.
Gli Yoruba in Nigeria sono conosciuti per due tipi principali di maschere:
• Maschere egungun di soggetto sacro: impersonano l'antenato;
• Maschere gelede di soggetto profano: raffigurano situazioni o soggetti più svariati.
Gli Abelam vivono in villaggi in mezzo ai quali sorgono le case degli uomini, dove vengono celebrati i riti che segnano il passaggio dei giovani all'età adulta. Le pareti esterne di questi luoghi sono ricoperte da grandi tavole dipinte che esprimono i temi mitici della cultura locale. Secondo l'antropologo Anthony Forge gli Abelam mostravano di avere canoni estetici molto simili ai suoi.
Molti acquistavano queste tavole da esporle in casa loro e nei loro campi. Queste immagini dovevano avere un'efficacia magica.
Possono sorgere anche problemi di comprensione per quanto riguarda l'espressione estetica, soprattutto nell'arte preistorica, infatti un tipico esempio di tali problemi viene rappresentato dalle pitture di Lascaux e Vallon-Pont-d'Arc e di Altamira.
In alcuni musei si tende a privilegiare il criterio documentaristico, per cui ogni pezzo è commentato dal punto di vista etno-antropologico e contestualizzato sul piano culturale e storico. In altri musei viene privilegiato il criterio estetico-formale, quindi i pezzi esposti vengono considerati secondo un punto di vista che mette in risalto il valore artistico. Vista questa valorizzazione i pezzi esibiti tendono ad essere inglobati nella categoria occidentale di arte, per due motivi: Tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento i pittori e scultori europei iniziarono a porre attenzione agli oggetti provenienti dall'Africa, dall'Oceania e dalle Americhe. In Francia tali oggetti venivano definiti "oggetti selvaggi".
Si sviluppò la corrente primitivista, il cui maggiore esponente fu Paul Gauguin. Lo scopo di questo movimento è opporre alla frantumazione dell'universo sociale prodotta dalla modernità industriale il recupero di modelli competitivi e armonici.
Nel tempo si svilupparono altre tendenze raggruppate sotto il nome di Modernismo, che ripresero le arti esotiche. Questo movimento considerava le opere primitive come il riflesso d'intuizioni estetiche originarie,
apparentemente prive di connessioni con la nostra realtà.
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